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COSTRUIRE UN MONDO NUOVO |
di Marco Puppini
Protagonisti sono le migliaia di lavoratori del Cantiere di Monfalcone e il libro è un omaggio al coraggio e alla tenacia con cui hanno saputo
difendere la democrazia e la convivenza civile durante il fascismo,l'occupazione tedesca e il lungo dopoguerra.
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NANO'. IL GIORNO DOPO |
di Giorgio GERMANI
Il dopoguerra del partigiano Dino Zanuttin.Incarcerato dopo una manifestazione in Italia
emigra in Jugoslavia ma dopo la rottura del Cominform finisce nuovamente in carcere.Dopo tre anni il rientro in Italia è un'altra delusione, ma Dino non si arrende
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ANTOLOGIA ADRIATICA. I LUMI, GLI IMPERI, I NAZIONALISMI |
di Otello BOSARI
L'età dei 'lumi' porta con sé una visione di progresso. Il potere, quello degli Asburgo come quello di Napoleone, ne rimane influenzato ma gli imperi
portano in corpo il seme del conflitto nel quale si aprono la strada i nazionalismi contrapposti.
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LA CHIESA DELLA MADONNA ADDOLORATA IN GRADISCA D'ISONZO. UNA STORIA DI UOMINI |
di Luciano ALBERTON e Vinicio TOMADIN
Le cronache che accompagnano i cinque secoli di esistenza della Chiesa dell'Addolorata ci restituiscono pagine di storia sociale drammatiche:
raccontano di generazioni che una dopo l'altra hanno affidato alla Madonna il proprio carico di dolore e speranza.
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 | PICCOLE MEMORIE DI UNA GRANDE GUERRA | Il primo conflitto mondiale nei diari di civili e militari della Bassa Friulana | Giorgio MILOCCO con prefazione di Paolo MALNI |   > leggi la prefazione < |  |  | Giorgio Milocco è da molti anni uno dei ricercatori più noti della memoria della Bassa Friulana, Paolo Malni è uno storico contemporaneista tra i più apprezzati che alla Grande Guerra ha dedicato lavori fondamentali.
Dal loro incontro è nato Piccole memorie di una Grande Guerra. Il primo conflitto mondiale nei diari di civili e militari della bassa Friulana.
La grande Guerra rappresentò la cesura più profonda nella storia del nostro Novecento eppure fino a non molti anni fa scontava ancora una sorta di rimozione, quasi che la storia successiva delle nostre terre: il rifiuto opposto al Regime, anche negli anni del suo massimo consenso, da centinaia di famiglie, la partecipazione di massa alla Resistenza e l’identificazione Italia – Fascismo che caratterizza il sentire comune delle popolazioni della Bassa e dell’Isontino nel secondo dopoguerra, potessero essere spiegate solo alla luce di un’ideologia e non del vissuto di due generazioni.
La Grande Guerra fu un uragano che travolse una società che dopo sessant’anni di pace cercava nuovi e difficili equilibri. In cui le piccole comunità assistevano per la prima volta a sommovimenti capaci di stravolgere gerarchie sociali, stili di vita, assetti della società e dell’economia ritenuti immutabili. La crescita di una periferia industriale, lo sviluppo del movimento socialista, l’azione riformatrice di settori importanti del mondo cattolico disegnavano scenari nuovi mentre la questione nazionale rimaneva ancora un problema circoscritto al mondo urbano delle professioni e del commercio.
Per i contadini della Bassa la guerra era ancora un fenomeno imprevedibile, come la grandine o le gelate primaverili. Aveva a che fare con la Provvidenza o con l’Imperatore non con la politica. Nel sentire comune gli ultimi lunghi anni di pace dell’Impero erano qualcosa di strano, un dono della Provvidenza che si poteva solo accettare. La guerra era ancora un rito di passaggio vivo nella comunità, manifestazione virile e di lealtà dinastica insieme. Si partiva rassegnati, con le collane di fiori al collo, spesso ubriachi. Si partiva cantando e sperando in un ritorno. E si partiva tutti, cattolici o socialisti, operai o contadini.
Nessuno pensava a una guerra diversa, capace di cancellare un mondo, di rivoltarlo di sradicarlo dalla terra su cui viveva da sempre, nessuno pensava che dopo niente sarebbe stato più come prima.
Invece la Grande Guerra nell’Isontino e nella Bassa Friulana fu una guerra “totale”. Lo fu per le distruzioni enormi, per le evacuazioni forzate della popolazione, per gli internamenti dei civili attuati sia da parte italiana sia da parte austriaca, per le spoliazioni sistematiche e i saccheggi che si ripetevano puntuali a ogni occupazione – liberazione del territorio. Tra i rimasti nessuno poteva trovare motivi di consolazione. Non la piccola borghesia di sentimenti italiani, spogliata dei beni e trattata con la diffidenza dovuta ai sudditi nemici, per quanto “redenti”, non le famiglie contadine che avevano pregato per il ritorno dell’Austria e dei loro cari al fronte e che si trovano a subire da parte dei “liberatori”, laceri e affamati le stesse violenze e gli stessi saccheggi che avevano sperimentato da parte degli “occupanti” italiani.
Di questo mondo sconvolto e senza più speranze, Giorgio Milocco ci presenta in questo lavoro quattro memorie, tra loro diversissime per cultura, condizione sociale e convinzioni politiche dei protagonisti ma tutte accomunate dal senso di amarezza, di straniamento e di rifiuto per una guerra che è diventata parte del vivere o meglio del sopravvivere quotidiano.
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Incontri Laboratori didattici dal progetto "Incontro di civiltà"" |
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di Chiara FRAGIACOMO
In 5 anni 400 ragazzi di 4 scuole udinesi hanno condiviso attività didattiche e vita quotidiana con coetanei Israeliani:ebrei,mussulmani e cristiani.
Il racconto delle loro esperienze non regala illusioni ma pone problemi alla coscienza di tutti.
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L'ORMA DEL TIGR Testimonianza di un antifascista sloveno |
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di Dorce SARDOC
"L’orma del TIGR" propone per la prima volta al pubblico italiano le memorie di Dorce Sardoc e costituisce pertanto un’occasione importante per la ricerca e per la divulgazione storica.
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PERCORSI DELLA MEMORIA CIVILE La Resistenza nella Provincia di Gorizia |
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di Luciano PATAT
Un percorso storico e geografico che abbraccia i luoghi, gli avvenimenti ed i protagonisti della Lotta di Liberazione nei comuni della Provincia di Gorizia e nelle regioni della Slovenia occidentale e meridionale.
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PRIGIONIERO DELLA LOGICA Diario di un metalmeccanico. 1973-2004 |
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di Franco BUTTIGNON
Il volume di Franco Buttignon ha il merito di porre nuovamente al centro dell’attenzione le lotte operaie al Cantiere di Monfalcone negli ultimi trent’anni.
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